La pigrizia estiva è dipinta nelle alture del paesaggio non ho mai visto tanta grazia come in queste sfumature azzurre galleggio sul pelo della veglia nel tepore della culla e una voce termale si mescola a un timbro più profondo: è il mare col suo canto ritmico che viene dal largo mi discioglie come fossi uno dei suoi sali ancora il vento, poi i raggi che fendono e infuocano mezzogiorno ancora gelido, poi bollente ancora e ancora la passione mi allontana dalle sponde un pino si aggrappa con la sua sete ad un costato di arenaria la sua sete, la sua rovina per adesso veglia su di noi incastonato a strapiombo come una vergine delle rocce la purezza delle nostre risa mi allontana dalle sponde