Foreste di sughero a valle cicatrizzate da incendi che un tempo ti offesero, monti distesi come soldati in fosse comuni riposano lividi, sconfitti al tramonto profili giganti che ostentano ecchimosi azzurre e i fichi che sporgono su un ciglio di strada vorrei unirmi alla ferocia del paesaggio sostenere lo sguardo selvatico di un firmamento pulito che legge nell’animo slamo il pesce nelle mani sporche trovo tutta questa terra scaglie e sangue, è il regalo del mare il mare che da e che prende come il ritmo delle sue mareggiate il maestrale prende forza nell’aria della sera e difende la sua casa