Succulenta
goccia a goccia
versa il sole nelle foglie,
come farebbe la tempesta
che si carica d’un sorso d’acqua ancora
prima d’esplodere violenta
riversando cos’ha strappato, con fatica
sul terreno povero
goccia a goccia
succulenta
E sta bene rincasare tardi
con gli occhi gonfi di lavoro
perché feroce è l’ambizione
di questa pianta madre
che non trattiene più
la sua sete straordinaria,
che viso a viso, con la folgore
non batte sguardo
perché ormai il suo occhio
già s’è unito al cielo, in alto
in nome d’un destino
che non risparmia
mente sana
La duna intera è all’ombra di quel fiore
nutrito dalla sua carcassa aperta
Agave, appendice del tuo frutto
con che zelo allattavi il sogno-parassita
un amore che indulgeva in distruzione
un’impresa che consuma
carne e ossa,
in nome d’un destino
che non risparmia
mente sana