Un tempo ero solito impilare a piccole dosi … una gaza ladra il cui bottino cresceva come un campo santo vi raccoglievo fila intere di lapidi bianche e speravo che almeno di notte vi danzassero spettri ma era solo più buio o più pallido secondo la fase lunare impronte asciutte di ieri uniche tracce dell’unico uomo sparivano in fretta sotto ai miei piedi firme di fossili … finché non ho smesso di seppellirvi. Ho iniziato quindi a nutrirmi con mozziconi di idee lasciati nelle stazioni li raccoglievo avido, credendo di trovarvi sostegno capitemi, ero appena spigato e mi piegavo quel tanto per mantenermi intatto assecondando la carezza del vento sul mio pelo acerbo Nella grafia, l’uomo nessuno consegna una retta eppure vi giuro la vita passava dritta, tra dita finché non svanì come verginità inquisita, da sguardi ora siete per me umore d’alba quando so che la giornata va affrontata comunque e mi sciacquo la faccia Nel fuoco cambiarono regole la virtù di quel giorno la porto con me cicatrizzata perché memoria è imperfezione di tessuto dove prima vi cresceva solitudine, irsuta! come il pescato, strappato a forza di braccia, e di reti, dal mare trascina le vene dal mio corpo riconosce il buon sangue e sa aggrapparvisi m’attira, come un piromane al fuoco violento non posso fermarmi fuoco fatuo richiama l’anima in luce! Ispira chi ha sete di vita fianchi di fiamma tremano tenui, così invitanti adesso e la strofa che aspettavo, seducente cancella il pudore in un bagno di sangue spalanco il respiro in questo incendio un desiderio temperato mi accoglie converge al punto . Adesso lo sto premendo sul foglio e ve lo consegno gratuitamente, senza impegno e se getterete spaventati la pagina siete ancora rimasti lontani dal punto, . dal fuoco, da avere una firma, lontani, lontani, lontani in un’era di fossili.