Scopro cosa grava sulle vertebre della sua curva spina quando stretti a prime tenebre ai piedi del letto lei si china e rubo quei soffocati verbi coperti da un suono che dall’alto, tra labbra seccate dagli anni, cade a cortina sciacquando l’asfalto Sfiorando i grani recita sacramenti auspici che scorrono accarezzando con morbidi lamenti il sangue della sua discendenza si manifesta così intensa maternità come folgore muta scuote le corde della mia coscienza Quando sento invocare con incrollabile certezza l’ultimo innocente sento freddo, tremo, sudo di fronte al grembo sofferente che ancora si stringe attorno a quel suo frutto di dolore crudo